2006, Tempi

LA VITA CHE SI MUOVE SOTTO LA VITTORIA DELLA MORTE

È intitolato"Al mattino, schierati". È una tela a olio della pittrice Letizia Fornasieri. È un qua­dro dai colori spenti dell'inverno. Molto grande. È un angolo di giardino - lo si direbbe uno di quei giardini stretti di certe villette alla periferia di Milano - in una mattina forse di metà febbraio. Una decina di alberelli che paiono alberi da frutta, nel loro vaso in attesa d'essere trapiantati, se ne stanno allineati vicini, come un piccolo eser­cito. Sono esili, neri e spogli i rami sottili. Portano ancora appeso il cartellino che specifica la specie, e il frutto che ne verrà. Perché a guardarli certo non lo si potrebbe capire - così fragili, così scheletriti dall'inverno. Gli alberelli da vivaio disciplinatamente schierati nella mattina che s'immagina ancora molto fredda sono germogli, embrioni, promesse. Creature così da niente che si fatica a credere che metteranno radici, e foglie e fiori e frutti. Tuttavia, quel loro starsene lì diritti nell'aria ghiacciata di un febbraio mattina ha qualcosa, pure nell'apparire così inermi, di fiero. Come affermassero, pure magri, pure poveri e neri: noi germoglieremo, noi vivremo, noi daremo frutti.
Sotto ai vasi in fila c'è ancora la neve. La neve sporchiccia e giallastra di quando è nevica­to ormai da tanto, e l'aria fuligginosa della città ha corrotto la coltre originariamente candida. Ma quella vecchia neve mezza ghiacciata splende di una tenue luce giallina. È, esattamente, la luce di quelle mattine di metà febbraio a Milano in cui il sole, pure stentato, è già un po' più alto nel cielo. Pallido, ma già annunciante un ritorno che la gente intabarrata per strada quasi non coglie ancora - quasi non osa, nell'aria ancora tagliente, sperare.
E tutto il quadro è come un'attesa. L'istante, individuato e fermato per sempre su una tela, in cui l'inverno, pure al culmine, cede. E mentre tutta l'esteriorità pare affermare ancora la vittoria del gelo e della morte, qualcosa - quella luce giallina, o anche solo l'ardimento dei piccoli alberi diritti - dice già, a chi lo vuole intendere, che le linfe cominciano a muoversi nei rami duri. Che ricomincia, la vita nuova. Per questo, crediamo, davanti a questo quadro può accadere di restare dieci minuti, zitti. Ti dice qualcosa che all'inizio non comprendi, eppure sai di conoscere bene. Continui a guardarlo. È un’attesa quel giardino d'inverno. È una domanda. È - capisci finalmente - una preghiera.

di Marina Corradi