2004
Paesaggi necessari, Piemonte artistico e culturale, Torino
A cura di F. Arensi

“ … La Fornasieri non teme d'indicare con nitida lucidità la pre­rogativa numinosa, lascia uno scorcio ineffabile, che rischiara e vivifica l'intera sua poesia lin­guistica Non condanna, ma registra con franchezza lo stato delle cose. lnvolge, anzi, l'uma­nità coll'abbraccio caldo di chi ancora spera.
Definisce con pudore il vincolo alla causa divina, però attraverso il piano della realtà, che di­viene (per dirla con Testori) "l'indirizzo infallibile" della sua ricerca. Nella medesima silloge poetica in precedenza citata, Rondoni accennava: "Amore è l'occupazione/ di chi non ha paura". Vero pure l'inverso: il temerario non dimostra migliore ufficio di coltivare l'amore, di­schiuso in tutte le sue mutevoli forme. Letizia Fornasieri colloca il suo itinerario artistico nel­l'ampio panorama contemporaneo della nuova figurazione metropolitana, aggiungendovi tuttavia la novità di un pensiero rivolto alla fede, che non significa superficiale religiosità bensì piena appartenenza ad un disegno di stampo maggiore, non sempre di proposito pia­no e intelligibile; in questo progetto, si muove con assoluta autonomia linguistica affinché le esperienze banali della normalità traducano l'essere vivente, l'homo patiens, nella pro­spettiva unica ed esaltante della salvezza, dell'homo amans. La salvezza principia dalla pit­tura, dalla tela bianca, dall'atelier: Letizia non è in casa, non nei sobborghi cittadini, poiché in studio a dipingere; in studio a salvare”.

da “Letizia non è in casa”
di Flavio Arensi